Questa è la mia prima intervista e la nota fortuna dei principianti vuole che tra le persone che più hanno contato nella mia vita ci sia proprio un’artista di grande talento e di rara sensibilità che ha accettato di raccontarmi di lei e della passione di una vita intera. Il suo nome è Mavie (Mia vita in francese) e non è un nome d’arte, o meglio, lo è … ma lei con questo nome d’arte ci è proprio nata!
Mavie Cartia nasce a Cuneo nel 1969. Nel 1984 si trasferisce a Roma dove si laurea in Scultura preso l’Accademia di Belle Arti e dove tutt’oggi possiede una casa e un atelier dove si reca periodicamente. Successivamente si sposta nella sua amata Sicilia, terra dei suoi genitori, dove vive tra Palermo e Scicli. Proprio a Scicli, nel 2007, tiene la sua prima mostra personale, alla quale seguono numerosi altri appuntamenti in tutta Italia. Partecipa a molte mostre collettive, ultima tra le quali in ordine di tempo “Eumenidi” nel 2018, a Scicli.
Iniziamo subito dal nome del tuo splendido atelier sciclitano: “Mavie Spazio Arte”. Ce ne vuoi parlare?
Nell’ottobre del 2017 ho partecipato con alcune mie opere alla mostra “Tra Grafica e Pittura” organizzata proprio da Art Gallery37 all’interno del suoi locali e in quelli della Biblioteca Civica “Villa Amoretti” di Torino. In tale occasione ho esposto “Eirene”, un’opera che io amo davvero molto. Sarà per questo che è rimasta invenduta? Forse non si vuole separare da me?
A parte gli scherzi, quest’opera l’ho intitolata “Eirene” in omaggio alla dea greca della pace: è un’opera che vuole trasmettere pace ed interiorità.
,
[Best_Wordpress_Gallery id=”22″ gal_title=”galleria Torino”]
Il luogo dove però trovo più ispirazione, che porto nel cuore, e che ha fatto da sfondo a molte delle mie opere è un angolo di paradiso siciliano lontano dal mondo. Pisciotto è il nome di un luogo magico in cui il tempo si è fermato: la luce è quella del sole di giorno e dei lumi di sera, l’acqua è quella del mare, della pioggia e del pozzo, i rumori sono quelli del vento e delle onde. Nella casa curata in ogni più piccolo dettaglio da mia madre, il mio atelier si affaccia su un mare senza confini ed odora di profumi dolci e sensuali.
[Best_Wordpress_Gallery id=”14″ gal_title=”Pisciotto”]
A proposito di sensualità, ce n’è parecchia nelle tue opere, i tuoi nudi sono davvero molto sensuali.
Si, amo cogliere il bello e la sensualità nelle persone, nella natura, ma anche nelle cose. C’è sensualità nella libertà e nella morbidezza di un corpo, nell’impetuosità del mare, nel profumo di un giglio, e la stessa sensualità si può ritrovare in un’opera d’arte.
[Best_Wordpress_Gallery id=”13″ gal_title=”Mavie”]
Se potessi passare un pomeriggio insieme ad una donna artista che per te è o è stata particolarmente significativa o addirittura ispiratrice, vivente o meno, chi sceglieresti?
Senz’altro Artemisia Gentileschi, una delle più grandi pittrici di tutti i tempi, amata come pittrice ma osteggiata come donna dalla misoginia del tempo. E’ stata la prima pittrice a portare nell’arte i soprusi sulle donne nel XVII secolo.Stuprata da un pittore, usò l’arte come terapia e riuscì nonostante tutto a sfidare le consuetudini del suo tempo e ad affermarsi. E’ ancora oggi la pittrice simbolo della lotta alla violenza contro le donne.
A proposito di violenza di genere, quella contro le donne è ancora una tra le violazioni dei diritti umani più diffuse al mondo. L’ultima importante esposizione collettiva che hai ospitato nel tuo atelier: “Eumenidi” era proprio una mostra-denuncia contro questa piaga sociale vero?
[Best_Wordpress_Gallery id=”19″ gal_title=”Eumenidi”]
Quanto ha influito il tuo passato sulla tua arte?
Ero piccolina quando mio padre iniziò a parlarmi di un suo grande amico, un importante pittore, Piero Guccione, col quale successivamente ho avuto la fortuna e l’onore di collaborare. Davanti a noi, sulla parete del salotto cuneese che tu Anna conoscevi bene, c’era una magnifica opera dell’artista: un immenso mare e sullo sfondo una petroliera.
Ricordo quel momento come quello in cui la mia passione iniziò a prendere forma. Forse perché si era creata proprio in quell’attimo una perfetta armonia: c’era nell’aria l’intimità tra un padre e una figlia, l’amicizia tra due uomini che aveva sfidato il tempo e la distanza, e ad unirle c’era l’Arte, rappresentata da un immenso meraviglioso mare blu. A pensarci la pittura può essere considerata per la vista ciò che la musica è per l’udito: una perfetta armonia, un insieme non di suoni bensì di colori in accordo tra loro per creare benessere non solo alla vista ma soprattutto al cuore.
Chi pensi possa essere il fruitore ideale di una tua opera?
Chiunque ami cogliere l’essenzialità delle cose e delle persone.
Il giglio del mare è un fiore che amo dipingere e scolpire perché ricco di movimenti scultorei; inoltre mi unisce a lui uno stretto legame familiare..
Se dovessi scrivere una tua autobiografia, come la intitoleresti?
Visto che Marc Chagall mi ha preceduta e ha ben pensato di intitolare la sua autobiografia “Ma vie” (tra l’altro ve ne consiglio la lettura, un raro esempio di come si possa trasporre la pittura in scrittura) allora sceglierei semplicemente:”La mia vita per l’arte.”.