Oggi vorrei raccontarvi di strane creature marine che si trovano a Spello, uno dei borghi più belli d’Italia, situato nel parco del monte Subasio, in Umbria .
Sì, avete letto bene: in Umbria.
In Umbria sappiamo tutti che non c’è il mare, o meglio, c’era, ma circa 200 milioni di anni fa, all’inizio del Mesozoico; la quasi totalità’ dei monti dell’Appennino umbro-marchigiano ne conserva la memoria sotto forma di numerosi fossili, soprattutto ammoniti (conchiglie di molluschi marini scomparsi insieme ai dinosauri 70 milioni di anni fa).
Non c’è quindi il mare a Spello, ma c’è “L’Officina”, la bottega di un grande fabbro, un artista di talento: Luca Peppoloni.
Luca si dedica da sempre con amore e creatività’ alla sua officina, un laboratorio dove suo nonno con grande passione, con l’utilizzo di forgia, martello ed incudine, ha iniziato a creare oggetti in ferro battuto di pregiata fattura. La stessa passione è stata poi trasmessa al suo babbo ed infine a lui proprio come una fiaccola votiva passata di mano in mano in una staffetta che è metafora della vita stessa.
Varcando la soglia dell’Officina non si ha l’impressione di entrare nelle viscere dell’Etna per incontrare il dio Efesto e i Ciclopi suoi aiutanti, bensì sembra di visitare la bottega di Mastro Geppetto. E vi spiego perché. Ovviamente nell’Officina di Luca il fuoco c’è eccome , non è un camino acceso dipinto sul muro come nella povera casa del falegname descritta da Collodi, ma l’atmosfera è ugualmente di fiaba .Le sculture create da Luca sembrano avere un soffio di vita, l’anima del ferro come la definisce lui stesso.
Il ferro è vivo, il fuoco gli ha dato la vita, quel fuoco che per Eraclito, il grande filosofo greco, è l’Archè, il principio della vita, l’elemento essenziale che determina le trasformazioni della natura.
Nell’ Officina di Luca le sculture più giovani si mettono in bella mostra, hanno colori vivaci, quelle più vecchie hanno dovuto fare i conti con la ruggine, ma mostrano con orgoglio la memoria del ferro di cui sono fatte ; quelle che hanno avuto una vita difficile raccontano la loro storia attraverso le loro crepe create dall’artista con la tecnica del craquele’ che consiste nello stratificare colore su colore così da ottenere un risultato di non uniformità’. Queste sculture ci dicono che dove c’è un graffio, dove c’è una spaccatura, lì c’è la vita passata, lì c’è la storia.
Cito l’artista:
“Ho pensato a un mare popolato di creature strane perché, con una mente umbra, una mente di terra, il mare te lo devi un po’ interpretare. Per me il mare è un po’ il pretesto per creare delle forme il più possibilmente particolari, il più possibilmente strane , per affrontare la stranezza come identità’.
Vi consiglio di fare una visita virtuale all’Officina di Luca Peppoloni .
Io ho voluto parlarvi delle sue creature marine, ma visitando il suo laboratorio potrete farvi un’idea della vastità e della bellezza della sua produzione.
“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità” Pablo Picasso.