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Era il lontano 1988 e Philippe Starck era in vacanza sulla costiera Amalfitana. Seduto nel dehors del ristorantino “Il Corsaro”, aspettava la sua frittura di calamari ed intanto pensava ad Alberto Alessi che, da anni ormai, gli aveva commissionato un vassoio in acciaio inossidabile, vassoio che proprio non gli riusciva di disegnare.

(L’ispirazione per il vassoio gli venne poi in effetti due anni dopo al punto che lo chiamò “Voilà Voilà”, nome che, nella sua ripetizione, non so a voi, ma a me trasmette un messaggio tipo: “Ecco, infine, a furia di fare e di pensare, un vassoio per voi ce l’ho!”).

Il fritto di calamari arrivò e con esso il consueto limone tagliato a metà. Un po’ il fastidio per dovere spremere l’agrume a mani nude, un po’ la visione di tutti quei calamari,  Philippe Stark iniziò a disegnare decine di bozze di calamari-spremiagrumi proprio sulla tovaglietta di carta del ristorante. Da più di 30 anni la tovaglietta è esposta al Museo dell’Alessi, sporca di quel sugo e di quell’olio che fecero da condimento ad un’idea così vincente da portare il suo “Juicy Salif” niente meno che al MoMa di New York ed annoverarlo tra gli oggetti di design più conosciuti e più iconici di sempre.

Del suo Juicy Salif lo stesso Philippe Starck ha dichiarato. “Non è pensato per spremere i limoni, è pensato per iniziare le conversazioni”.

 

Tovaglietta originale utilizzata da P.Starck fornita dall’archivio Alessi.