Le due mie più grandi passioni: la musica e la letteratura.
Con quest’affermazione non voglio negare il mio grande interesse per il design o la mia passione per l’arte moderna, ma devo ammettere che avere l’occasione di parlare di un grande scrittore nel mio blog mi carica di rinnovato ed autentico entusiasmo.
La possibilità di non andare fuori tema, essendo il mio blog ‘aziendale’, me la dà lo scrittore Michele Mari che, oltre ad essere il figlio del grande designer Enzo Mari, ha avuto anche la brillante idea di fare della sua autobiografia un libro-casa, rendendo gli oggetti che lo abitano protagonisti oltre che testimoni della sua storia personale.
“Asterusher” è il suo curioso titolo, un titolo doppio, la crasi di due universi letterari quali “La casa di Asterione” di Jorge Louis Borges e “Il crollo della casa di Usher” di Edgar Allan Poe.
Lo scrittore si racconta per immagini, attraverso novanta splendide foto scattate da Francesco Pernigo, parlandoci degli oggetti e degli arredi delle due case che l’hanno visto bambino (soprattutto quella delle vacanze a Nasca, sul lago Maggiore) e poi adolescente ed uomo adulto (quella di Milano).
“Autobiografia per feticci” è il sottotitolo del libro. Per feticcio si intende un oggetto inanimato a cui vengono attribuiti poteri magici, e molti degli oggetti che Michele Mari ci presenta nel suo libro magici lo sembrano davvero:
Questa la descrizione che ne dà lo scrittore:
<<Sono due teste di legno massiccio, probabilmente dei primissimi anni del ‘900. La prima è la testa di quello che io chiamavo “il signore”; la seconda che ho sempre sentito non solo come opposta e antitetica ma anche come complementare, è la testa del “mostro”. Tale mostro ghignante è sempre stato per me la deformazione del “signore”, la sua tensione, se non addirittura la sua verità. Ne derivava che quella rassicurante era la faccia dell’inganno, e quella mostruosa la faccia della sincerità.>>
Ecco altre quattro teste imparentate, come ci confida lo scrittore, con la coppia precedente:
<<Questi altri personaggi se ne stanno per conto loro in posizione elevata. L’ultima testa a destra è di donna, per non dire di strega, ed è voltata verso la parete perché il suo sguardo, con ogni evidenza, è a dir poco pericoloso.>>
E che ne dite di questa suggestiva stanza da letto?
<<Lui nella casa di campagna ce li aveva ancora tutti i suoi lettini, allineati in una medesima stanza come un’allegoria delle età dell’uomo.>> Tratto dal racconto “I giornalini” contenuto nella raccolta “Tu, sanguinosa infanzia.”
Visto che il feticista e il collezionista sono probabilmente parenti molto stretti, ecco la collezione dei mozziconi di matita accumulati dallo scrittore negli anni degli studi liceali e universitari e raccolti in una grossa bottiglia di profumo.
Come fa notare lo scrittore nella prefazione del libro si tratta di qualcosa di molto più garante e probante di un diploma di laurea appeso al muro.Queste matite sono chiamate a testimoniare la sua grande dedizione per la scrittura e lo fanno in modo davvero convincente.
Quello tra me e i romanzi di Michele Mari è stato “amore a prima lettura”: uno di quei rari amori che durano nel tempo e che trovano sempre nuovi stimoli per crescere. Egli possiede innumerevoli argomenti per stupire,, per stimolare la fantasia e creare con il lettore un legame forte e duraturo. Leggere, o meglio, osservare la sua autobiografia ne è stata un’ulteriore conferma. Molti i déjà–vu: mi ero già infatti avventurata, seppur con l’immaginazione, nelle sue case, nelle biblioteche, addirittura nelle cantine e nelle soffitte, quasi come invitata dall’autore stesso, quasi come se essere una sua appassionata lettrice mi avesse dato il permesso di varcare quelle private soglie.
Terminata la lettura ho voluto provare a scrivere anch’io la mia casa-libro.
Vi consiglio di farlo. Potreste conoscere attraverso i vostri feticci qualcosa in più di voi stessi.
Io mi sono divertita moto e sinceramente mi sono ritrovata un tantino feticista pure io!