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“Non sopporto le persone che non prendono il cibo sul serio!“: così affermava il grande scrittore Oscar Wilde rivolgendosi alla società londinese del tempo, proprio negli anni in cui nasceva il celebre “Victoria&Albert Museum”.

E nelle sale del V&A, dal 18 maggio al 20 ottobre 2019, si terrà la mostra: “FOOD: Bigger than the plate”.

Verranno esposti più di 70 progetti sull’alimentazione e sulla sostenibilità ambientale, frutto della collaborazione tra artisti, designer, chef, ma anche scienziati ed agricoltori, uniti per cercare di dare una risposta a volte anche provocatoria alle domande:

È possibile passare da un modello di produzione alimentare dominato dalle monoculture e dall’uso intensivo di fertilizzanti e pesticidi, ad approcci più sostenibili e favorevoli alla biodiversità? E, soprattutto, come farlo senza demonizzare la tecnologia?

Cosa mangeremo nel futuro?

Forse qualcuno si chiederà del perché una mostra sul cibo si tenga in quello che oggi è considerato il museo del design più importante al mondo.

Oggi il cibo si sta affermando come uno dei principali temi di discussione a livello mondiale: la produzione, la distribuzione, il consumo e l’eliminazione (o piuttosto il riutilizzo) degli scarti alimentari determineranno il nostro futuro, per cui anche i nuovi designer non vogliono rimanere a guardare e stanno quindi  allargando i propri obiettivi e aggiornando i propri metodi, occupandosi non solo di oggetti e spazi, ma anche di esperienze, processi e servizi.

Ne è un esempio il designer messicano Fernando Laposse che presenterà allla mostra il suo innovativo materiale realizzato con gusci di mais nativo messicano, chiamato “Totomoxtle”.

Il progetto di Fernando Laposse è mosso dalla necessità di sensibilizzare sulla rapida perdita delle specie di mais originali nel mondo globalizzato di oggi. Il mais è il grano più coltivato a livello globale e l’elemento chiave dei pasti messicani; piantato per la prima volta 9000 anni fa  ora è presente con 60 specie diverse, ognuna con un suo meraviglioso colore. Sfortunatamente però il crescente uso di mais OGM ha devastato l’agricoltura locale in Messico, dove il mais rappresenta non solo il cibo principale ma anche la principale fonte di vita.

fogli di Totomoxtle

 

 

Platillos y postres con totomoxtle

 

Anche la designer svizzera  Carolien Niebling  sarà presente alla mostra londinese con il suo progetto creativo presentato nel libro “The sausage of the future”, dove la salsiccia del futuro è appunto composta soltanto dal 65% di carne; il restante 35% è formato da  proteine vegetali come lenticchie, ceci, noci, e farina di insetti!

Molti dei 70 progetti della mostra vogliono provocare, suscitare interesse, far si che si parli del problema del cibo nel nostro futuro: non necessariamente  dobbiamo desiderare di gustare un simile piatto, è sufficiente pensarci su e decidere con nuova consapevolezza di prendere il cibo davvero sul serio!

Il cibo è una cosa talmente seria ed importante che “dopo una buona cena possiamo perdonare chiunque, persino i nostri parenti.”  cit. O.Wilde